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Yoga

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AliceInW
view post Posted on 1/6/2012, 20:30     https://i.imgur.com/iL0lE.png   https://i.imgur.com/C5uiB.png




Con il sostantivo maschile sanscrito Yoga (devanāgarī: योग, in lingua italiana adattato anche in ioga) nella terminologia delle religioni originarie dell'India si indicano le pratiche ascetiche e meditative.
Tale termine sanscrito, con significato analogo, viene anche utilizzato anche in ambito buddhista e giainista. Come termine collegato alle darśana, yoga-darśana (dottrina dello yoga) rappresenta una delle sei darśana, ovvero uno dei "sistemi ortodossi della filosofia religiosa" induista.
Il termine yoga si riscontra già nel più antico dei Veda, il Ṛgveda, con il significato di "unire", "attaccare", "imbrigliare". Altri termini sanscriti simili sono yuj (verbo) con il significato di "unire" o "legare", "aggiogare"; yúj (aggettivo) "aggiogato", "unito a", "trainato da"; yugá (sostantivo) ossia il giogo che si fissa sul collo dei buoi per attaccarli all’aratro. Mircea Eliade (1907-1986) [3]lo riferisce alla radice yuj con il significato di "unire", da cui anche il latino iungere e iugum. Ananda Coomaraswamy (1877-1947) ricorda in tal senso il brano del Ṛgveda dove viene indicato che l'uomo deve:
« aggiogare sé stesso come un cavallo disposto ad obbedire »
(Ṛgveda V,46,1 cit. in Ananda Kentish Coomaraswamy. Induismo e Buddhismo. Milano, Rusconi, 1973, pag. 76)
Da qui il significato, posteriore, di yoga come insieme di tecniche anche meditative aventi come scopo l' "unione" con la Realtà ultima e tesa ad "aggiogare", "controllare", "governare" i "sensi" (indriya) e i vissuti da parte della coscienza (buddhi).

La fisiologia indiana
Le tecniche insegnate dallo yoga si fondano sulla fisiologia indiana secondo la quale il corpo umano è attraversato da canali energetici, le nadi, nei quali scorre il prana, l'energia universale. Le nadi sono oltre 40.000 (forse 72.000) ed irradiano tutto il corpo dell'energia dell'universo, i tre canali più importanti sono ida, pingala e sushuma che scorrono intorno alla colonna vertebrale incrociandosi in alcuni punti.

Gli otto stadi dello Yoga


Patanjali indica al praticante otto arti (come gli arti o parti di un corpo) dello Yoga, cioè otto possibilità per raggiungere l'unione con il Paramatma. Quando tiriamo una qualunque gamba di un tavolo, l'intero tavolo si muove.

Yama
Con Yama si intendono i "comandamenti morali universali", o astensioni. Sono i cinque "freni" su cui si fonda l'etica dello Yoga:
Ahimsa: non-violenza, astensione dall'infliggere a qualsiasi essere vivente qualunque tipo di male, sia esso fisico, psicologico, ecc.;
Sathya: verità, aderenza al vero, sincerità (soprattutto con se stessi);
Asteya: onestà, astensione dalla cupidigia, liberazione dall'avidità;
Brahmacharya: castità (intesa soprattutto come purezza morale e sentimentale);
Aparigraha: distacco, non-attaccamento, astensione dalla bramosia del possedere.

Niyama
Con Niyama si intendono le regole dell'autopurificazione.
Saucha: pulizia, salute fisica, purezza;
Santosa: appagamento, felicità della mente, l'accontentarsi;
Tapas: ardore, fervore nel lavoro, desiderio ardente di evoluzione spirituale;
Svadhyaya: studio di se stessi, ricerca interiore;
Ishvara Pranidhana: abbandonarsi alla Divinità, la resa al Signore di tutte le nostre azioni.

Asana

Gli āsana (in sanscrito आसन) sono posizioni o posture utilizzate in alcune forme di yoga, in particolare nello Hatha Yoga. La funzione degli asana è direttamente collegata alla fisiologia indiana, fondata sul sistema sottile. Secondo tale sistema, attraverso l'assunzione di diverse posizioni del corpo, il praticante diviene in grado di purificare i canali energetici (nadi), incanalare l'energia verso specifici punti del corpo ed ottenere così un notevole beneficio psico-fisico.
Gli asana conosciuti sono alcune migliaia; ciascuno di essi porta un nome derivato dalla natura (soprattutto animali), o dalla mitologia induista.

Pranayama

Il Pranayama (letteralmente significa controllo delle correnti praniche - prana+yama) è il quarto stadio dello Yoga, secondo lo Yogasutra di Patañjali. Insieme a Pratyahara (ritiro della mente dagli oggetti dei sensi), questi due stati dello Yoga sono conosciuti come le ricerche interiori (antaranga sadhana) ed insegnano come controllare il prana per mezzo della respirazione e della mente, quale via per liberare i sensi dalla schiavitù degli oggetti di desiderio. La parola Pranayama è formata da Prana (fiato, respiro, vita, energia, forza) e da Ayama (lunghezza, controllo, espansione). Il suo significato indica quindi il controllo del prana (energia vitale) per mezzo del respiro.

Pratyahara
Per Pratyahara si intende l'emancipazione della mente, il suo ritiro dagli oggetti dei sensi. La ritrazione dei sensi si ottiene distaccando l'attenzione dall'ambiente esterno dirigendola verso l'interno così come la tartaruga ritrae gli arti e la testa nel carapace. Il canto di un mantra e la pratica NYM sono tecniche che portano allo stato Prathyahara.

Dharana
Il termine Dharana indica la capacità di concentrazione, diventare tutt'uno con quello che si sta facendo, con un oggetto esterno o interno. Requisito indispensabile per i passi successivi.

Dhyana
Dhyāna è un termine sanscrito che letteralmente significa meditazione. Dalla traslitterazione della parola Dhyāna nell'ambito delle Filosofie orientali derivano i termini Chan, in cinese e Zen, in giapponese.

Samadhi
Per Samadhi si intende uno stato di coscienza superiore: è l'unione con Paramatma, l'unione del meditante con l'oggetto meditato, l'unione dell'anima individuale con l'Anima universale. Si può individuare con uno stato d'essere equilibrato, raggiungimento del benessere totale, tramite un percorso che porta ad uno stato di profonda realizzazione.

Fonte:Wikipedia
 
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